Il mio gatto ha visto l'assassino. Ossigeno by Davide Morosinotto

Il mio gatto ha visto l'assassino. Ossigeno by Davide Morosinotto

autore:Davide Morosinotto [Morosinotto, Davide]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-07-25T12:00:00+00:00


10

Si mettono a correre.

Carla per la verità odia correre. È Marco quello sportivo, lei è allergica pure alla ginnastica a scuola.

Nei ricordi di Cucco però è diverso. Quello è un mondo tutto strano, le dimensioni degli oggetti cambiano all’improvviso senza un senso apparente. E cambiano anche altre cose: lei per esempio corre senza fatica, quando salta le sembra di volare.

Presto Nove e Marco iniziano a imitarla, si muovono con lunghi balzi elastici, sbattono le braccia come ali per mantenere l’equilibrio.

Intorno Bologna sembra New York: una metropoli di torri, di strade soffocate da migliaia di auto.

«Lì» grida Carla. «Avanti nel traffico, guardate.»

Due sta scappando su una moto e, siccome Cucco ha paura delle moto, nel suo ricordo è un mostro pieno di spuntoni aguzzi, il rumore sembra una raffica di mitra.

Due salta sui tetti delle auto, la sua moto ruggisce, i semafori lampeggiano di giallo e sembra tutta una discoteca pazza frenetica.

«Fermati!» grida Carla.

L’agente non si volta e continua a scappare.

«Fermati!» grida Nove.

«Fermati!» grida Marco.

Carla salta sempre più in alto, vola e pensa che le piace essere una strana creatura metà ragazza e metà gatta, a parte che non vede il rosso e questo è un peccato perché lei vuole diventare una fumettista e i colori servono tutti per disegnare.

Comunque non è il momento.

Cerca di orientarsi ma non sa bene dove si trovano, perché la geografia del ricordo è diversa da quella della realtà, o forse Cucco non è mai stato troppo attento alle mappe di Bologna quindi ha in testa una città confusa, le strade diventano ponti e passano sotto ai portici e ci sono piazze fontane palazzi altre strade altra nebbia.

L’importante però è che guadagnano terreno, Nove ormai ha quasi raggiunto Due.

«Fermati!»

L’agente allunga il braccio e il suo strano orologio spara come una pistola.

Due si volta e risponde al fuoco.

Cominciano a spararsi addosso.

«Merda» dice Carla.

Quella sì che è una scena da mettere in un fumetto, è fighissima. Solo che lei non sa cosa succede se si fa colpire. Forse torna alla realtà. Forse muore. E morire è male, perché chi muore in un ricordo muore davvero.

Così Carla cerca di schivare, salta con i proiettili che passano da tutte le parti, quelli di Nove e quelli di Due.

Ora non stanno più correndo in una città ma in un parco, su cui troneggiano statue immobili di mammuth e dinosauri di plastica.

Lei riconosce il posto: è il parco del Museo della Preistoria, e sta molto lontano da casa. Ma come fa Cucco ad avercelo in memoria?

E comunque il parco è diverso da quello vero, il mammuth sembra un grosso gatto con una coda attaccata anche sul muso, i dinosauri sono più che altro enormi lucertole che spuntano da una nebbia sempre più fitta.

Al centro di quell’arena Due e Nove continuano a spararsi. All’improvviso una voce: «Sei mia!».

È Marco.

In effetti è un po’ che Carla non bada più a Marco ed eccolo lassù, appollaiato sopra il mammuth mentre Due gli passa proprio sotto.

Il ragazzo salta, lui e Due rotolano a terra.

«Aspetta» grida Carla. «Ti aiuto.



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